Foto di Padre e figlio

Le conseguenze del padre assente nella psicologia dei bambini

Capita spesso di sentire che un figlio non è di chi lo mette al mondo ma di chi lo cresce. Nulla di più vero perché è una affermazione che porta con se una grande verità: diventare padre non significa essere anche un buon genitore.

Eppure non esistono ricette, parole con poteri magici o manuali da seguire per capire cosa distingue un padre buono da un “padre cattivo“. Con certezza possiamo affermare, come in tutte le relazioni, che quello che conta nella figura del padre è ESSERCI, e non solo fisicamente.

È esattamente quello che non riesce a fare il padre anaffettivo che non è capace di dare ai propri figli e alla propria moglie le attenzioni emotive che richiedono per poter crescere forti e sicuri.

Ma in cosa consiste la mancanza del padre?

Quando parliamo di genitori assenti non si intende solo la mancanza fisica di una persona ma, anche e soprattutto, quella emotiva con l’incapacità di accogliere le richieste dei propri figli, amandoli, abbracciandoli e sostenendoli negli ostacoli quotidiani.

Non il vuoto fisico dunque, a volte si tratta di qualcuno che è fin troppo presente ma non ha saputo dare l’affetto paterno ai propri figli e mai voluto esercitare la paternità.

È assente un padre anche se si dedica solo al suo lavoro e non coltiva la relazione con i suoi figli; lo è anche quando è dipendente da sostanze, quando preferisce gli amici alla famiglia, un marito menefreghista o quando è fa il padre autoritario e rende difficile il rapporto con il proprio bambino.

Che ruolo ha un padre nel rapporto con i figli?

Il padre insegna alla prole le abilità sociali per vivere nel mondo esterno, il senso del limite e del controllo, contiene la frustrazione e assume un ruolo cardine nella creazione e sviluppo dell’autostima.

Ne consegue che la sua stessa assenza determina un senso di fragilità e insicurezza infantile soprattutto nelle figlie femmine, che può divenire motivo di scelte discutibili del partner.

La bambina non amata infatti, da adulta non si sentirà meritevole d’amore e questo potrà indurla a mettersi nelle mani di soggetti narcisisti (ho scritto un articolo sul disturbo narcisistico se vuoi leggerlo) che con il loro atteggiamento svalutante confermeranno le credenze radicate in quella sua anima infantile che continuerà a sussurrare “Io ho qualcosa che non va”.

Perché la donna che ha avuto un padre assente rimane sotto alcuni aspetti, la stessa bambina insicura di una volta. 

Assistiamo dunque all’elemosina di quel poco amore che viene concesso come un favore compassionevole che possono poi portare anche alla dipendenza affettiva; è così che ci si accontenta del minimo scambiandolo per il tutto.

Come già sosteneva lo psicanalista francese Lacan, il padre non si limita a svolgere una funzione normativa spezzando il legame simbiotico madre-bambino ma ha il compito fondamentale di fornire un modello identificativo per crescere.

Se infatti il bambino necessita di un’iniziale e indispensabile simbiosi con la madre, è altrettanto vero che da questo deve evolvere per evitare di rimanere un’appendice materna. La presenza e l’intervento del padre quindi, lo inducono ad iniziare il suo cammino responsabile nel mondo.

E ancora di più si dovrebbe avvertire lo spessore del paterno durante l’adolescenza, momento di crisi che pervade tutto il mondo del giovane: è in questo periodo che giungono sentimenti forti come ansia, paura, angoscia e tristezza che necessitano di essere contenuti da chi possa trasmettere sicurezza.

Purtroppo oggi il ruolo paterno tende a latitare…

Frequentemente i ragazzi d’oggi si trovano quindi ad affrontare questa fase senza contare su qualcuno che sappia dare un ordine a tutti gli stati emotivi connessi. In anni recenti infatti si assiste a fenomeni quali ritiro sociale (Hikikomori), stati depressivi e ansiosi, abuso di sostanze, comportamenti a rischio e bullismo, bisogno continuo di riconoscimento.

Come guarire dalle ferite dei padri assenti

Consapevoli del fatto che nulla potrà restituirci gli anni perduti, possiamo smettere di guardare indietro e concentrarci sull’avvenire.

E’ inutile rammaricarsi per ciò che non possiamo cambiare: valorizziamo invece le nostre risorse!

Ognuno di noi infatti ha avuto figure significative e affettivamente importanti che ci hanno sostenuti nel nostro percorso (nonni, zii, amici, partner) e ci hanno mostrato come si fa.

Ognuno di noi inoltre è un adulto oggi per cui sarà nostro compito accudire, contenere e rassicurare quel bambino timoroso che ancora si aggira tra i nostri pensieri. 

La psicoterapia permette un riavvicinamento tra queste parti e stabilisce un nuovo canale comunicativo tra loro: è l’interessa del singolo che porta alla serenità.

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