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Perché abbiamo bisogno di essere apprezzati per essere visti?
Il bisogno di riconoscimento è senza dubbio uno dei bisogni più importanti dell’essere umano: è la chiave per lo sviluppo della sicurezza personale e anche della nostra felicità. A tutti piace essere notati, visti e apprezzati per le proprie caratteristiche, competenze, abilità e per il modo in cui siamo. Ricevere apprezzamenti è qualcosa che ci rende felici e non c’è nulla di male nel ricercarli e provare soddisfazione per questo.
Però, quando il bisogno di conferme diventa l’ago della nostra bilancia, il metro di giudizio su cui basare il nostro operato o addirittura il nostro valore come individui, ecco che quel bisogno di approvazione diventa più una minaccia al nostro benessere psicofisico.
La ricerca di approvazione continua non è mai salutare perché potrebbe portarci verso conseguenze negative come:
- scarsa autostima e insicurezza
- ricerca ossessiva della perfezione in funzione dei giudizi positivi
- sottomissione e accondiscendenza, ossia fare scelte in funzione di cosa penserebbero gli altri di noi
- paura a provare nuove realtà per il timore di non essere accettati
- finire in relazioni tossiche (consiglio la lettura sui narcisisti)
La necessità di voler compiacere gli altri a tutti i costi trova orgini nel rapporto che abbiamo avuto con i nostri genitori e la famiglia, soprattutto dal loro modo di validare le nostre emozioni e riconoscerle appieno. Capirne la cause può aiutarci a intravedere il meccanismo e agire per non farci più condizionare.
Il mancato riconoscimento dei genitori e le sue conseguenze
Come ti dicevo, il bisogno di riconoscimento ha origini davvero lontane, a volte anche dai primissimi giorni di vita. Pensiamo al neonato che incontra lo sguardo materno durante l’allattamento. Quello che il bambino vive è un momento intimo davvero speciale, dedicato tutto a loro: negli occhi della mamma, nella voce e nelle carezze, il piccolo viene visto e trova un confine entro il quale sentirsi contenuto amorevolmente. Se in quello stesso momento, il piccolo incontra più volte difficoltà, trascuratezza o distanza emotiva, imparerà ben presto ad evitare quello sguardo ed entrare sempre meno in connessione con quegli occhi.
I genitori di bambini invisibili sono spesso così: persone che sono state sopraffatte da problemi di coppia, di salute o difficoltà economiche particolari (se vuoi puoi approfondire le conseguenze dei padri assenti). Così presi dai problemi personali che i figli hanno imparato a farsi da parte, diventare silenziosi, immobili, a non avere pretese per non essere un peso.
Hanno imparato ad essere autonomi, a non disturbare, non chiedere mai e, soprattutto, a non dare voce alle proprie emozioni dolorose. Ed è nella mancanza di riconoscimento dei figli, nel non offrire il proprio amore incondizionato, indipendentemente dai risultati ottenuti o dai loro errori, che si insegna loro a non essere visti ed diventare invisibili anche da adulti, anche nelle relazioni significative della vita.
Fin in terapia lo schema dell’invisibilità si manifesta quasi subito: nascondendo inizialmente il proprio malessere, la necessità di raccontarsi, il bisogno di essere riconosciuti quando si sta male. I propri sentimenti passano sempre in secondo piano.
Mi preme riportare il contributo di Dolores Mosquera, professionista nota a livello internazionale, dove nello scritto “The Effects of Feeling Invisible. Understanding The Connection with Early Attachment Disruptions And Neglect” (ESTD Newsletter Volume 7 Number 1, March 2018) possiamo trovare queste preziose parole […]
“una sana relazione di attaccamento è quella in cui gli adulti capaci di sintonizzarsi con il bambino e coerenti nelle loro reazioni aiutano i bambini a modulare le loro reazioni emotive. L’attaccamento sicuro nei bambini genera un senso di sicurezza interiore e connessione con se stessi e gli altri, così come al contrario la mancanza di queste esperienze di sintonizzazione diadica possono creare il devastante vissuto di non essere visti e di non esistere.”
Affermare noi stessi per non compiacere più nessuno
Non è un qualcosa che si può risolvere in pochi giorni ma è possibile lavorare sul proprio passato e sul riconsocimento di questi meccanismi per cominciare a sbloccarli.
Intraprendere un percorso di auto determinazione atto a crescere la propria autostima e un riconoscimento delle proprie emozioni, non potrà che renderci meno dipendenti dal giudizio e approvazione altrui.
Per uscire dal circolo vizioso della ricerca di approvazione continua può essere utile intraprendere un percorso di crescita personale in cui imparare a volersi bene, aumentare la propria autostima e costruire una nuova identità fatta di pensieri, idee e sentimenti che non hanno più bisogno di nessuna conferma se non la nostra.
Un processo di consapevolezza che ci porta a non fare più scelte in funzione degli altri, a slegare la nostra felicità e soddisfazione personale dalle conferme altrui è assolutamente possibile.
Se il bisogno di essere riconosciuti è difficile da superare?
Quando ci sono difficoltà gravi nel gestire il bisogno di riconoscimento, quando sentiamo di non riuscire più a esprirmerci e vivere una vita normale senza approvazione, allora il mio consiglio è quello di affidarsi sempre a un professionista che sappia guidarci in questo dolore.
Perché lo psicoterapeuta, in questo senso, offre uno spazio sicuro e protetto dove poter essere se stessi: accolti, visti ed ascoltati anche e soprattutto per tutto quel dolore, quelle emozioni negative, quelle lacrime che ci siamo negati troppo a lungo.
Poter condividere il proprio malessere in una relazione protetta e non giudicante, com’è quella col terapeuta, significa dare senso e significato ai nostri stati d’animo, guardarli con uno sguardo diverso e trovargli un posto nuovo dentro di noi. Non precludiamoci la possibilità di tornare a essere liberi, felici e indipendenti. Se hai bisogno contatta il mio studio a info@psicologailarialusana.it
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