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Disturbi Alimentari: se li conosci puoi affrontarli
“L’anoressia come la bulimia sono il sintomo tangibile di un dolore che non si vede, di un disagio psicologico lungamente incubato, segno di una crepa nella memoria o nella vita famigliare”, così Fabiola De Clercq definisce i DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) per i quali rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria riguardante in modo quasi esclusivo i paesi occidentali industrializzati: sono considerati infatti culture – bound cioè legati alla cultura.
In Italia sono ormai circa 3 milioni le persone affette DCA e abbiamo casi anche in Asti e provincia. L’età di insorgenza dei disturbi si sta abbassando; possiamo vedere già bambini di 10-11 anni soffrire di anoressia ma non mancano però insorgenze in età adulta, soprattutto nel caso del disturbo da alimentazione incontrollata. (fonte Ministero della Salute)
L’incidenza dell’anoressia nervosa è di almeno 8 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi.
Invece, per quanto riguarda la bulimia ogni anno si registrano 12 nuovi casi per 100mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi tra gli uomini.
1. Da dove può derivare?
Affermare che una persona mangia troppo perché frustrata o perché sopperisce una carenza di affetto o sicurezza, in realtà non spiega nulla.
Il processo di apprendimento del comportamento alimentare inizia alla nascita; occorrono dunque risposte appropriate ai segnali provenienti dal bambino affinchè possa costruire il suo senso di autoefficacia e consapevolezza. Esperienze precoci disturbanti non avevano permesso di riconoscere le sensazioni di fame e sazietà e di distinguerle da altri segnali di malessere che nulla hanno a che vedere con la privazione di cibo.
A fronte di bisogni emotivi del bambino (consolazione, vicinanza, contatto fisico..) la risposta dovrebbe essere di rafforzamento e conferma: nei casi in cui la reazione materna sia incongrua, nel bambino si genera una confusione che in età adulta lo renderà incapace di distinguere tra l’aver fame o l’essere sazio, tra il bisogno di mangiare e qualche altro stato di disagio o di tensione. Nei pazienti affetti da disturbo alimentare infatti vi è un’anomalia fondamentale nel modo di percepire la fame.
Quando parliamo di “reazione materna incongrua” si fa riferimento all’uso e al significato che si da al nutrimento: se il cibo viene offerto come consolazione universale indipendentemente dalle cause del malessere oppure come premio per essere stato “buono” e se viene rifiutato come castigo per disobbedienze, il bambino crescerà con idee confuse e sarà incapace di distinguere tra le sue molteplici necessità e di dominare i suoi impulsi emotivi.
Spesso nella storia personale dei nostri pazienti rintracciamo un genitore molto esigente che essi hanno desiderato compiacere sacrificando la loro parte più istintiva e creativa la quale altrimenti, sarebbe stata tacciata di stupidità e inadeguatezza
Viene dunque richiesto implicitamente di non comportarsi come un bambino e il/la figlio/a decideranno di rendersi amabili solo come un adulto adattato
2. I Disturbi della Anoressia e Bulimia e i loro sintomi
Tra i DCA si possono distinguere :
- anoressia nervosa
- bulimia nervosa
- disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED)
La sintomatologia appare multifattoriale: ritroviamo tra gli altri dispercezione dell’immagine corporea e del senso di fame e difficoltà nella gestione degli impulsi
Anoressia nervosa
- rifiuto di prendere peso e mantenerlo al di sopra del minimo
- amenorrea
- alterazione dell’immagine corporea
Bulimia nervosa
- il paziente chiede aiuto perché non gli piace essere così
- occasionale sensazione di fame
- umore oscillante
Dell’anoressia mentale se ne parla anche come un “suicidio a piccole dosi” ma non è il desiderio di morte la vera motivazione quanto il bisogno di dominare la propria vita e acquistare un senso di identità.
3. Come può aiutare la psicoterapia nella cura dei disturbi alimentari?
La psicoterapia dei pazienti affetti da disturbi alimentari mira ad aiutarli a trovare un modo più consono e meno doloroso di affrontare le difficoltà della loro vita. Il passo essenziale è rendere il pz consapevole degli impulsi, sentimenti e bisogni che nascono dentro di lui per aiutarlo a sviluppare quei campi in cui in uno stadio precoce era stato privato della possibilità di apprendimento. Scopo della terapia è quello di assisterli nell’elaborare un modo più adeguato , meno doloroso e meno inefficace di affrontare i propri problemi. Soltanto dopo una parziale risoluzione potranno essere corretti i modelli abnormi nell’assunzione del cibo il che è allora il segno di un visibile miglioramento. Perché non abbai più bisogno di ricercare una pseudosoluzione nell’abuso della funzione alimentare.